Don Giacomo Antonio Pozzi (1809-1816)

Fu una figura di parroco assai controversa, la cui nomina, avvenuta il 13 giugno 1809, fu subito malvista dal Prevosto di Lecco, perché ritenuta legata ad interessi diversi da quelli pastorali.

Quando ancora era chierico già insignito degli Ordini Minori, precisamente nel 1778, fu necessario un intervento di Papa Pio VI per assolverlo da una censura ecclesiastica in cui era incorso dopo aver involontariamente ucciso una donna durante una battuta di caccia nei boschi di Versasio, come si può constatare dalla pergamena papale e dalla sua traduzione qui allegata.

 

 
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Non solo, ma già nel 1813, la sua condotta aveva generato molte critiche e lamentele, al punto che al prevosto Sac. Antonio Preda arrivò una comunicazione della Curia in cui gli si chiedeva di raccogliere informazioni riservate presso persone affidabili sul conto del Sacerdote e di riferire poi, in forma sigillata, il risultato delle indagini.

Gli elementi raccolti non furono certamente edificanti.

Risultò che scandalizzava i parrocchiani col suo comportamento, che frequentava osterie, che si accompagnava alle persone più viziose e che, nonostante le ripetute ammonizioni e minacce di sospensione, non dimostrò mai di ravvedersi.

La Curia gli intimò, attraverso il Prevosto, un ulteriore ammonimento ultimativo

il 21 novembre 1815, ma inutilmente.

Alcuni capi famiglia di Acquate, rincararono la dose l’anno successivo, mandando alle Autorità Governative di Milano una durissima requisitoria contro il Parroco in cui elencavano 9 casi di sue gravi inadempienze. Tra queste vi era l’accusa di lasciarsi sfuggire delle proposizioni ereticali durante le prediche, di lasciare la parrocchia priva di confessore, di amministrare i sacramenti ubriaco, di ospitare in casa donne di cattiva fama, di tornare a casa oltre l’ora prescritta dalla legge dopo aver vagabondato per le bettole, di essere oberato di debiti, di essersi fatto trovare a bere in un’osteria di Pescarenico ancora vestito degli abiti della processione, ecc.ecc.

 
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Ecco allora quanto decise la Curia, nello stesso anno, scrivendo al Prevosto Preda:

“Veggendo che il Sig. Giacomo Antonio Pozzi si fa beffe delle serie e paterne ammonizioni che da vari anni la Curia gli fa onde rimuoverlo dalla sua imprudente  e scandalosa condotta…..siamo autorizzati a rimuovere di là quel Parroco onde rendere la quiete a quella Parrocchia. La S.V. avrà a quest’ora ricevuto l’ordine della Règia Delegazione Provinciale di porre il sequestro sui fondi parrocchiali di Acquate e di amministrarli. Non le rimane pertanto che di intimare l’immediata partenza del Parroco Pozzi, delegando in nostro nome a disimpegnare le funzioni parrocchiali a quell’idoneo Sacerdote di cui già le scrisse Mons.Manzoni…..”

Tale documento era datato 21 settembre 1816. Il suo successore, Sac.Francesco Valsecchi, fu eletto solo nel 1828. Occorrerebbe ancora scoprire chi resse la parrocchia in quegli anni tra il 1816 e il 1828: forse quello stesso “idoneo Sacerdote” non nominato, ma indicato da Mons.Manzoni?