Don Giovanni Nava (1875-1901)

Originario di Ello sopra Oggiono, fece il suo ingresso ufficiale in parrocchia domenica 5 settembre 1875, dopo una regolare elezione che vide impegnati gli acquatesi nei comizi e nelle formalità di prammatica per tutto il mese precedente.

Fu il primo parroco a tenere dei diari quasi quotidiani degli avvenimenti parrocchiali e, se oggi siamo in grado di conoscere molti dettagli della nostra storia, lo dobbiamo proprio alle sue meticolose annotazioni. Purtroppo, scrisse poco di sé e su quanto da lui fatto nel periodo antecedente il suo arrivo ad Acquate. Però, quanto scrisse dopo, ci lascia ben intuire le sue alte qualità di sacerdote e di uomo.

Tra i suoi appunti troviamo fatti storicamente importanti ed è per noi una vera emozione leggerli, sapendo che sono una sorta di “cronaca in diretta” di quei tempi.

Troviamo, tra i tanti, questo appunto: “Il giorno 9 gennaio 1878 morì il Re Vittorio Emanuele II alle ore 2,30 pomeridiane ed il 14 si celebrò una messa da Requiem in suffragio della sua anima, con invito alle Autorità Municipali (Acquate era comune N.d’A.) e alle scuole dei fanciulli.”

Come anche: “Il giorno 7 febbraio 1878 alle ore 4,45 morì Pio IX il Grande ed il giorno 11 dello stesso mese si fece Ufficio con Messa solenne e poi si fece un triduo per implorare lo Spirito Santo per l’elezione del Nuovo Sommo Pontefice…

Il 26 febbraio fu eletto Sommo Pontefice Leone XIII e per tre giorni consecutivi alla sera ci fu una scampanata colla durata di un’ora”.

Ecco alcune altre annotazioni trovate nel suo diario e che riportiamo in modo sintetico, ma ugualmente significativo:

“Il 2 aprile 1878 viene calato il pulpito per essere consegnato al Sig.Bravi, sacrista di Lecco, affinché ne faccia uso per costruire quello nuovo.

Il nuovo pulpito è messo in opera il 24 giugno, costando in tutto 1.217 lire. “

Esso rimarrà collocato sulla parete a lato dell’altare fino agli anni ’70 del secolo scorso, quando fu rimosso a seguito dei cambiamenti conciliari introdotti nella liturgia.

 

“Il 20 giugno dello stesso anno, festa del Corpus Domini, celebrata messa alle ore 5 del mattino, la seconda alle 7. Poi si va a Castello con la Confraternita per la Processione che scende a Lecco. Tutto il clero è invitato a pranzo presso il Sig.Prevosto.

Il 28 novembre franato il muro del giardino della canonica; rifatto dal Comune, ma il Sindaco era già stato avvisato del pericolo.

Il 31 marzo 1879 piantati gli ippocastani sul sagrato.

Il 23 maggio 1879 riparato l’organo con spesa di lire 75.

Il 18 maggio 1880 ottenuto il benestare di essere affiancato da un coadiutore, nella persona del Sacerdote Don Martino Luraschi.”

Questo fatto inaugurò la presenza -che durerà per più di un secolo- del coadiutore in parrocchia.

“Il 5 marzo 1882 celebra la prima messa Don Pietro Mambretti.”

Ma non si specifica altro: che sia un novello sacerdote acquatese?

“13 giugno è nevicato sui monti.”

 Con questa telegrafica nota riferita ad una inconsueta nevicata del 13 giugno si interrompe bruscamente ed inaspettatamente la cronaca parrocchiale di don Nava,

che però rimase in carica come Parroco fino al 1901. Come spiegare questo fatto?

A seguire, sullo stesso “Liber Chronicus”, viene ripresa la stesura del diario con una diversa calligrafia che è infatti quella del suo successore, Don Giovanni Piatti, il quale esordisce con queste parole: “ Appena fin qui arriva il libro storico del Parroco Nava che durò in carica fino al 1901. Il suo successore Parroco Don Giovanni Piatti vi aggiunge quelle poche notizie di cui è certo, per completare in qualche modo la lacuna e poi seguiterà per conto proprio la notazione dei fatti di qualche rilievo.”

Pertanto oggi noi possiamo presumere che don Giovanni Piatti abbia ripreso a posteriori, una volta diventato parroco nel 1901, la stesura del diario (usa infatti il passato remoto nel riferire gli avvenimenti). Così riparte dal 1882 con la cronaca della frana di Versasio.

Scrive: “Il 16 settembre 1882 cadde una frana a Versasio che ebbe terribili conseguenze, essendo perite tre persone, due donne adulte e una bambina, figlia di Rota Giovanni di Malnago che si trovava là dalla balia. Oltre il danno delle bestie e delle piante, stalle travolte in rovina. In quell’occasione si fecero delle collette nei paesi limitrofi a favore dei danneggiati“

Passa poi all’anno 1887: “Si collocarono nella torre le nuove sei campane, non senza aver prima riparato e quasi fatto a nuovo il campanile che secondo il disegno presentato doveva aver la sua brava cupola, ma poi il capomastro si sgravò con un pretesto dall’obbligo di fare la cupola e così rimase incompiuta.”

Fin qui le sue testuali parole, ora proseguiamo cercando di sintetizzare quanto da lui ancora annotato.

Nel 1896 Don Giovanni Nava diede inizio alla raccolta dei fondi per l’edificazione dell’asilo.

A quest’opera dedicò tutto il resto della sua vita, opera che contribuì a dissestarlo finanziariamente e fu forse anche causa della sua morte prematura. La costruzione vera e propria iniziò nel 1897, partendo dai locali attigui alla casa parrocchiale.

Però tali locali vennero ritenuti angusti anche come abitazione per le suore dedicate alla cura dei bambini.

Per evitare che queste suore dovessero ogni giorno trasferirsi da Olate, con l’intento invece di dare loro una stabile residenza in parrocchia,  Don Giovanni pensò di costruire un nuovo fabbricato in quella che era allora la vigna della canonica.

Questo altro stabile iniziò a sorgere nel 1898 e l’anno successivo non solo le suore addette alla gestione dell’asilo, ma anche quelle dell’ospizio per anziani, poterono entrare e prendervi dimora.

Quindi si può ufficialmente annotare che l’attività dell’asilo e quella dell’oratorio femminile di Acquate furono inaugurate nel 1899.

Purtroppo Don Giovanni Nava lasciava la vita terrena solo due anni dopo, nel 1901, esattamente il 9 di febbraio, ma lasciò anche molti suoi beni per coprire le spese non ancora saldate del nuovo asilo.

I funerali vennero celebrati molto solennemente dal Parroco di Olate, don Angelo Scatti, e con una unanime partecipazione del popolo acquatese che lo amava ardentemente.

Essendosi ammalato di cistite acuta con dolori acutissimi, era stato trasferito al Fatebenefratelli di Milano per le cure più adeguate, ma dopo 4 giorni di degenza, il suo fisico provato non superò la crisi e spirò.

Quando la sua salma giunse alla stazione ferroviaria di Lecco, tutta la popolazione di Acquate era ad attenderla e la accompagnò processionalmente fino alla chiesa parrocchiale.

La presenza in paese di questo parroco segnò una svolta importante, non solo perché mise fine a diatribe politico-religiose tra i fedeli (vedi capitolo relativo al parroco Martino Pampani) ma soprattutto perché sviluppò la dimensione socio-caritativa della comunità parrocchiale.

In quegli anni particolarmente difficili, con i nuovi processi di industrializzazione che allontanavano per molte ore le figure materne dalle abitazioni, andò incontro, mosso solo da carità cristiana, alla domanda educativa dei suoi parrocchiani più poveri.

Lo dobbiamo ringraziare anche per un’altra cosa: è solo grazie a lui se siamo oggi in grado di presentare in questo sito internet una dettagliata storia della nostra comunità acquatese: fu lui, infatti, il primo a raccogliere le notizie storiche e biografiche dei sacerdoti che lo avevano preceduto, lasciandoci una interessantissima documentazione che risulterà sempre più preziosa con l’andare degli anni.

Alla sua morte, fu subito nominato vicario il coadiutore locale Don Giovanni Piatti, nativo di Narro in Valsassina, in attesa che si svolgessero a tempo debito e a cura del Comune le tradizionali operazioni previste per l’elezione del successore.

Il Cardinale di Milano presentò la candidatura di sei sacerdoti, scremando una rosa di ben tredici pretendenti alla ambita parrocchia di Acquate.